AD OGNUNO LA BANANA SUA!
Avendo così tante fibre e così tante vitamine, minerali e antiossidanti, la banana è una grande amica per la nostra salute.
Ma oggi non ti parlo dei suoi benefici, bensì voglio farti riflettere sull’importanza della provenienza, del consumo stagionale di questo frutto e delle nostre Scelte.
La banana è l’ottava coltura alimentare al mondo per importanza e la quarta nei paesi in via di sviluppo secondo FAOSTAT, il servizio di raccolta e analisi dati dell’Agenzia dell’ONU.
L’Unione Europea è il principale importatore di banane e si stima che nel 2023 ne abbia importati circa 5 milioni di tonnellate, pari al 27 per cento delle importazioni totali seguita da Stati Uniti (22 per cento) e Cina (10 per cento).
La FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, rivela che la coltivazione di banane ha visto un rapido incremento dei volumi di produzione e dei volumi commercializzati negli ultimi decenni.
Secondo l’organizzazione, la produzione media mondiale di banane è passata da 69 milioni di tonnellate nel 2000-2002 a 116 milioni di tonnellate nel 2017-2019. La produzione mondiale di banane dovrebbe arrivare a 126 milioni di tonnellate entro il 2029.
Il mercato mondiale delle banane, escluso il platano, è cresciuto del 10,2% nel 2019, toccando un nuovo record di circa 21 milioni di tonnellate. Sul mercato internazionale viene venduto solo il 15-20% circa della produzione totale di banane, generando un fatturato annuo di circa 12 miliardi di dollari (per il 2017).
La produzione mondiale dovrebbe aumentare di 10 milioni di tonnellate entro il 2029.
MA COME, VISTO CHE QUESTA PIANTA È SEMPRE PIÙ MALATA?
La coltivazione della banana è vulnerabile a un ampio numero di malattie, incluse la Black Sigatoka, la Xanthomonas Wilt (BXW), la Bunchy Top Disease (BBTD), afidi di banana, malattia del mosaico delle banane, tronchi di banana, scala di cocco, tripidi, nematodi, ansia batterica della banana, striscia nera delle foglie, marciume del sigaro, malattia del Moko e le più temute: la malattia di Panama o Fusarium wilt e la malattia del sangue della banana causata dal batterio Ralstonia syzygii subsp. celebesensis.
Nella prima metà di marzo c.a. delegati da tutto il mondo si sono riuniti a Roma: rappresentanti del settore, responsabili delle principaliaziendeproduttrici e agronomi hanno partecipato ai numerosi incontri del World Banana Forum dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), arrivando in più sessioni alla medesima conclusione: il mercato delle banane è esposto a grandi rischi derivanti quasi tutti dall’avere impostato l’intero commercio mondiale praticamente su una sola varietà di banana, nonostante ne esistano diverse centinaia se non addirittura un migliaio.
La FAO ha lanciato un appello ai paesi membri, affinché vengano intensificati gli sforzi per la condivisione delle informazioni, il monitoraggio e la prevenzione di una delle malattie più distruttive per le banane, la Fusarium wilt, che dall’Asia si è propagata all’Africa e al Medio Oriente e minaccia di colpire anche i paesi dell’America Latina.
È una costante fonte di preoccupazione per chi lavora con il frutto esotico più esportato in assoluto, con un fatturato annuo intorno ai 10 miliardi di euro. Coltivare e trasportare le banane dai paesi per lo più tropicali richiede un grande impegno logistico, soprattutto nella gestione dei tempi per assicurarsi che i frutti siano messi in vendita al giusto punto di maturazione. Più si impiegano standard e sistemi condivisi, più si riescono a ottimizzare i processi di produzione e distribuzione ed è per questo che in Occidente e altre parti del mondo mangiamo tutti le stesse identiche banane.
Una conoscenza limitata sull'ecologia e l'epidemiologia delle malattie ha ostacolato lo sviluppo di strategie di controllo efficaci.
TUTTA QUESTIONE DI BUSINESS…A DISCAPITO DELL’AMBIENTE E DELLA NOSTRA SALUTE
Praticamente tutte le banane vendute in tutto il mondo occidentale appartengono al cosiddetto sottogruppo Cavendish della specie e sono geneticamente quasi identiche. Queste banane sono sterili e dipendono dalla propagazione attraverso la clonazione.
Ebbene sì, la più coltivata e venduta è un clone e per questo, sempre più esposta a malattie che potrebbero farla scomparire.
L'intera industria delle banane è stata ristrutturata e, ad oggi, Cavendish rappresenta il 47% delle banane coltivate in tutto il mondo e il 99% di tutte le banane vendute commercialmente per l'esportazione nei paesi sviluppati.
Durante il World Banana Forum di Roma, il direttore generale della FAO Qu Dongyu ha ricordato che si stima ci siano circa mille varietà di banane (le stime variano molto) eppure in quasi tutto il mondo se ne consuma una sola, la Cavendish. Diversificare la produzione potrebbe avere grandi benefici per ridurre i rischi legati alla coltivazione di un’unica varietà, ma c’è storicamente una certa resistenza da parte dei produttori sia per motivi logistici, sia per la percezione da parte dei consumatori in particolare in Occidente.
Il mercato delle banane è controllato da alcune grandi aziende che determinano di fatto i successi delle varietà in circolazione, e che sono molto affezionate alle Cavendish, le più richieste dai loro clienti.
Per la maggior parte delle persone che acquistano banane al mercato o al supermercato, la Cavendish è la banana per antonomasia. Ogni frutto ha pressoché lo stesso sapore, il medesimo aspetto e gli stessi tempi di maturazione. Questi ultimi sono essenziali per gli esportatori, che hanno necessità di consegnare miliardi di banane ancora acerbe e di lasciare che maturino poi nelle fasi di distribuzione al dettaglio.
La vasta monocoltura mondiale di piante geneticamente identiche, lascia la Cavendish intensamente vulnerabile alle epidemie.
Inoltre, piante tutte uguali tra loro (non necessariamente cloni come nel caso delle banane) riducono la possibilità per altri organismi di vivere e prosperare, portando a un impoverimento degli habitat.
FACCIAMO LA NOSTRA PARTE
Lo so che è così semplice e sbrigativo mangiare una banana anziché una mela, che va lavata bene e con cui ti potresti sporcare le ditine o sbrodolarti; lo so che fa tanto figo pubblicizzare dolci sani fatti con la banana, che poi tanto sani non sono, per tutte le motivazioni di cui sopra e ne aggiungo altre:
1° perché consumiamo questo frutto importato in qualsiasi momento dell’anno e non essendo stagionale arriva a noi pretrattato a monte con degli antimicrobici, anticrittogamici, conservanti artificiali, chimici, che poi ci ritroviamo nel nostro corpo e che agiscono in esso,
2° assumiamo meno o zero nutrienti e se conservate a lungo perdono il loro Qi o energia vitale,
3° ogni alimento va bene per quel Popolo, è ideale per quel momento della storia climatica che vive, un tempo caldo e con le energie di raffrescamento di cui hanno bisogno, per la necessità di idratazione di quella stagione. Se non rispettiamo il “dove e quando”, creiamo una FORZATURA della Natura e ogni volta che la forziamo, la Natura ci presenta il conto,
4° il cibo è energia e ci apporta il corretto equilibrio nutrizionale solamente se fornitoci dal territorio in cui viviamo,
5° carenza di controlli, non potrai mai essere sicuro della qualità e sicurezza del prodotto che metti in tavola.
Ma le nostre scelte influenzano nel bene e nel male ciò che portiamo a tavola e tornare ad alimentarci in maniera semplice, stagionale e possibilmente km zero (o almeno Made in Italy), tornare a CONDIVIDERE appena trovi un buon produttore locale etico è ESSENZIALE e fa la differenza sulla nostra salute e sull’ambiente…OGGI!
Il "mercato" lo creiamo noi!